L’opera vuole ricreare un’immagine della città, vissuta da Antonio Gramsci durante gli anni universitari. A sinistra si intravede uno scorcio di un edificio a lato della Biblioteca Nazionale dove le differenti dimensioni e decorazioni delle finestre  sottolineano le diversità delle classi sociali a cui era destinato ciascun piano. Ognuna di queste è rappresentata da stoffe tipiche del primo ventennio del Novecento: dai legumi che indicano i negozi del piano terra, ai materiali preziosi per le classi più agiate, fino al sottotetto con i tessuti più poveri, come la tela grezza. Sono le cose “non dette” che aiutano a riflettere rispetto a quelle scritte: nuove riflessioni, nuovi mondi che si aprono nella mente di che le ritrova.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *