L’opera nasce da un reale scambio di lettere avvenuto, grazie all’associazione di volontariato Pantagruel, tra l’artista e un detenuto del penitenziario di Sollicciano a Firenze. L’artista ha voluto così indagare in prima persona il punto di vista quotidiano della vita di un carcerato, che si replica simile per tutti i detenuti e, per certi aspetti, sempre identica nel corso degli anni. Attraverso questo lavoro la narrazione del carcerato si dà allo spettatore, con le sue riflessioni, illusioni e disillusioni, ricreando parte della narrazione delle Lettere di Antonio Gramsci.

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