Attraverso la calligrafia, rivelatrice del carattere,  della psiche e del sentimento di un uomo, il collettivo ha voluto creare un metro quadrato di tracce che compongono immagini, ricordi, momenti, non solo dell’Antonio politico, ma anche del ragazzo, dell’uomo. Il segno calligrafico, il vuoto e il pieno creano ritratti, oggetti, luoghi, simboli della traccia di Gramsci raccontati poeticamente attraverso le parole dei suoi quaderni.  La volontaria scelta di definirlo per nome vuole proprio sottolineare questo: un individuo che ha, oltre al suo pensiero politico, tante altre storie da narrare. Al centro, una piccola scatola risalta: gli occhiali e lo sguardo di Antonio.Read More →

L’opera traduce graficamente tre elementi legati alla figura e al pensiero di Antonio Gramsci: il colore rosso, legato al Partito Comunista e oggi associato al pensiero di sinistra, gli occhiali, caratterizzanti dal punto di vista fisico definendo al contempo lo spirito che lo distingue, e la carta scritta: pilastri morali e ideologici, racchiusi  in una pagina de  “L’Ordine Nuovo”. Ad unire questi elementi il Mandala, che crea un’immagine dagli schemi illusionistici, in una ripetizione che non lascia indifferenti, che confonde e scuote. “L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna ma non ha scolari” (A. Gramsci, L’Ordine Nuovo, 11 marzo 1921).Read More →

L’opera trae spunto da una lettera scritta da Antonio Gramsci alla cognata Tatiana in cui racconta di un dibattito avuto con presbitero/evangelista e lo stesso Gramsci, sul jazz che ha creato una sorta di fanatismo in occidente. La musica diviene quindi un linguaggio universale in grado di avvicinare diverse culture. L’artista ha voluto richiamare la passione di Gramsci per la musica e la sua riflessione sulla funzione sociale della stessa nella cultura nazional-popolare. Il pentagramma che unisce le tele rappresentative di diverse nazioni, fa riferimento alle sbarre del carcere, luogo fisico in cui è stata scritta la lettera e in cui sono state elaborate leRead More →

L’opera pone l’attenzione sul cammino di Antonio Gramsci, spesso vissuto in solitudine, anche per la rottura con il suo stesso partito, e sulla volontà di percorrere percorsi nuovi rispetto alla sua epoca. L’elemento principale dell’opera è una rete metallica, metafora delle masse unite nella lotta, che compone una strada con movimenti vorticosi e un interrogativo: da una parte una strada piana e larga con riferimento a quella che percorriamo; dall’altra una più tortuosa con un Gramsci accovacciato. “Che cosa mi ha salvato dal divenire un cencio inamidato? L’istinto della ribellione, che da bambino era contro i ricchi , perché non potevo andare a studiare, ioRead More →

L’opera nasce da una riflessione dell’artista sul profondo e attento ascolto di Antonio Gramsci con gli operai delle fabbriche.  Un rapporto concreto, presente, fatto di domande e indagini. Il guanto, oggetto simbolico del lavoro operaio, è stato immerso in un blocco di gesso e riportato alla luce attraverso un’azione di svelamento graduale e un’analisi delle parti ricavate, offrendo come risultato una forma volutamente irregolare che lascia intravedere l’oggetto ma non lo mostra del tutto. L’azione diviene metafora del dialogo di Gramsci con la classe operaia, del lavoro analitico quale fase fondamentale nel superamento degli ostacoli. Anche di queste tracce e degli attrezzi utilizzati si componeRead More →

L’opera nasce da una riflessione sul tema del doppio nel pensiero di Antonio Gramsci. Vengono presi in esame diversi concetti secondo lo schema dicotomico carcere-libertà, Comunismo russo-comunismo italiano, radici sarde-torinesi e il legame tra Marx e Gramsci. Il lavoro  si sviluppa su due tele: nella prima il testo crea la figura, nell’altra la figura prevale ma torna il pensiero mancante dell’altra. Si costruisce così un’immagine composta forte del pensiero e della figura di Gramsci, simbolo della diffusione che la sua memoria ha avuto negli anni.  Read More →

“Istruitevi perché avremmo bisogno di tutta la nostra intelligenza, agitatevi perché avremmo bisogno di tutto il nostro entusiasmo (A. Gramsci, L’Ordine Nuovo,1919)”. L’opera vuole essere una metafora del monito di Antonio Gramsci: le mobilitazioni frantumano gli ostacoli rappresentati dallo specchio, ma è necessaria la cultura per progredire, per affermare le proprie lotte, con la sua carica che infrange metaforicamente la barriera che separa le persone dai propri diritti.Read More →

  L’opera si pone l’obiettivo di contestualizzare le questioni dell’intellettuale organico e dell’egemonia culturale  sviluppati Antonio Gramsci. Nella società contemporanea questo ruolo è dei mass media: inducono costantemente a consumare e impongono modelli di comportamento fissi e alienanti. Per superare questo stallo è necessario prendere coscienza della propria intellettualità e sviluppare una culturalità diffusa. Il televisore distrutto dell’installazione rappresenta l’annientamento dei dettami imposti cioè la conditio sine qua non per cui si può verificare la liberazione dall’egemonia culturale. La tela, raffigurante un cavallone marino, rappresenta la massa, metafora utilizzata dallo stesso Gramsci, finalmente coesa ed emancipata.  Read More →

  L’opera si compone di tre tele che sono frutto di una rielaborazione dell’artista di alcune foto d’epoca di manifestazioni operaie e degli scritti di Antonio Gramsci sul movimento operaio, vissuto in prima persona durante gli anni universitari a Torino. In un vortice astratto di forme si può intravedere la città fredda, seria e sottomessa, mobilitarsi. Torino rivendica il suo ritmo, il suo spazio e la sua produzione. Allo stesso modo si respira la speranza, una collettiva fiorente speranza, che trova espressione nelle lotte operaie. Gli operai torinesi resistono per mesi pur rimanendo isolati. L’artista ha voluto dare un contributo alle lotte e al movimentoRead More →