L’opera è omaggio alla forza sovversiva di un uomo in prigionia e del suo pensiero, che ha sconfinato le mura della cella, sopravvivendo sino a oggi. La forma di cemento conserva le proporzioni della cella del carcere di Turi in cui fu imprigionato Antonio Gramsci, i piccoli fori che costellano la superficie della forma rappresentano le poche possibilità e i pochi contatti che aveva con l’esterno.
Sono stati seminati semi di piante diverse che, crescendo, avrebbero dovuto conquistare lo spazio circostante sino a sopraffare la statica forma di cemento. Ne è sopravvissuto uno, quello della Tradescantia, comunemente chiamata ”erba miseria” per la sua tenacia e la sua forza di sopravvivenza: darà piccoli fiori bianchi o azzurri a ogni primavera, una nuova primavera del pensiero di Gramsci.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *